MAGAZZINI STOCCAGGIO CARBONE

1987 - 1993

Località

Ancona

Committente

Enel/Roma

Programma

Magazzino per lo stoccaggio del carbone al porto di Ancona.

Dimensioni

9.180 m²

Cronologia

1987 - 1993

Il deposito coperto, delle dimensioni di 46 x 204 m (alto 15 m in gronda, 22 in colmo), contiene 40mila tonnellate di carbone distribuite in cinque vasche, da trasportare per ferrovia con due treni al giorno alla centrale elettrica di Bastardo (PG). E’ dotato di un sistema automatico di abbattimento delle polveri e di trattamento del cumulo con acqua additivata. I corpi di servizio sono collocati lungo i due lati maggiori del rettangolo, mentre il corpo uffici è disposto parallelamente ad uno dei due Lati minori ed ha funzione di testata. Dai muri longitudinali esterni si elevano le strutture metalliche di sostegno dell’involucro (in lamiera grecata) e degli impianti di distribuzione del carbone (nastri trasportatori). Dal corpo uffici si accede, attraverso una scala, ad un camminamento che percorre ed ispeziona il colmo e i torrini di ventilazione, per poi scendere lungo la testata posteriore. 

Il progetto doveva agire, oltre che nell’affinamento delle tecnologie di sbarco, deposito e imbarco con l’obiettivo di evitare fenomeni di inquinamento da polveri, anche nella riqualificazione dell’intera area. 

I materiali e le forme che si leggono da lontano: lamiera, grosse travi reticolari, tralicci, grandi camini di ventilazione – riordinano l’immagine frastagliata e confusa de porto e inseriscono l’impianto in una logica di edificio industriale di grandi dimensioni all’interno di un’infrastruttura, quale quella di Ancona, che vuole essere più presente nel sistema portuale adriatico.
I materiali e Le forme che si leggono a scala minore riportano l’edificio a un fabbricato tecnologico di memoria storica. 

Mattoni, ricorsi in pietra, coppi, hanno infatti caratterizzato da sempre le architetture locali. Il basamento dei lunghi lati, interrotto dalle travi reticolari che sostengono i nastri trasportatori caratterizzati, evoca i ruderi di una cinta urbana ormai illeggibile.